L'ultimo caso di contagio scoperto nel carcere di Opera conferma le preoccupazioni.
La recente scoperta di un caso di tubercolosi in una guardia carceraria di Opera risveglia le preoccupazioni per una malattia mai definitivamente sconfitta, anzi.
Era la sera del 24 Marzo 1882 quando Robert Koch, medico e batteriologo tedesco, annunciò alla platea di scienziati della Società di Fisiologia di Berlino il riconoscimento del bacillo responsabile della tubercolosi, che da allora porta il suo nome. La scoperta gli valse nel 1905 il premio Nobel.
Dopo oltre 130 anni dalla scoperta di Koch però la tubercolosi è ancora tra noi. Secondo i dati dell'OMS, nel 2012 8,6 milioni di persone si sono ammalate di tubercolosi in tutto il mondo, e, sebbene la mortalità per questa malattia si sia molto ridotta, 1,3 milioni ne sono morte.
L'Italia resta, per fortuna, un Paese a basso rischio, dove si registrano meno di 10 casi ogni 100.000 abitanti. A Milano la situazione è simile a quella di molte altre metropoli europee e non deve destare allarmismi, ma è bene stare in guardia. Nella nostra città si registrano infatti circa il 70% dei casi di tubercolosi di tutta la Provincia di Milano, il 40% dei casi della Regione Lombardia e il 9% dei casi nazionali. Una concentrazione che si spiega con le caratteristiche della città e dell'immigrazione. I casi di questa malattia nella popolazione italiana sono stabili mentre, più recentemente, sono in diminuzione tra gli immigrati, tra i quali l'incidenza della malattia è solitamente molto più alta. La maggior parte dei pazienti, come documentato in modo preciso dai dati epidemiologici, oggi guarisce bene e con ottimi risultati. Preoccupa però negli ultimi anni la maggior diffusione di forme di tubercolosi resistenti alle comuni cure antibiotiche, che possono essere molto pericolose.
Sergio Harari
[Fonte Corriere della Sera]