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  • 16 Giugno 2024

    Tre spunti per il governo della sanità


    Ora che le polemiche dell’ultima campagna elettorale vanno affievolendosi si può tornare a parlare seriamente dei problemi del Paese, tra i quali la sanità occupa una delle primissime posizioni.
    Tre diversi spunti, tra loro solo apparentemente lontani, devono far riflettere. Lancet, che non è certo una rivista di parte, ha pubblicato una dettagliata analisi critica dei pericoli dell’autonomia differenziata che aggraverebbe le disuguaglianze sanitarie in Italia, minando la tenuta del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn). Nelle stesse settimane l’Istat ha licenziato il suo report annuale nel quale tra l’altro si legge: “si osservano disuguaglianze socioeconomiche anche per la mortalità per tumori della popolazione adulta, con uno svantaggio che aumenta al diminuire del livello di istruzione”. Lo stesso documento segnala come 4,5 milioni di italiani nel 2023 abbiano rinunciato a visite e accertamenti per problemi economici. Il terzo tassello è la recente approvazione del decreto-legge sulle liste di attesa che, al di là degli ammirevoli sforzi del ministro Schillaci, difficilmente potrà realizzare significativi miglioramenti, sia per l’assenza di una adeguata copertura economica, sia perché non affronta alla radice il problema ma solo la punta dell’iceberg di un servizio sanitario sempre più in crisi.

    Una deriva americana è dietro l’angolo, l’universalismo sul quale si basa il nostro Ssn già oggi non è più garantito mentre le differenze regionali nell’accesso alle cure sono sempre più evidenti (nel 2022 nelle regioni del Nord lo screening mammografico ha avuto una adesione del 54%, in quelle del Sud del 26%). Cronicità e non autosufficienza sono le grandi sfide che ci attendono e che devono essere affrontate con coraggio e determinazione, il governo del sistema salute va ripensato urgentemente nel suo complesso per evitare sperequazioni sociali che metterebbero in forse non solo il benessere dei cittadini ma anche la stabilità del Paese.