04 Aprile 2018
Nella medicina tecnologica c’è ancora spazio per la classica auscultazione?
Non sono soltanto i medici più anziani a riaffermare con forza l’importante valore della semeiotica nella valutazione dei pazienti ma anche recenti articoli scientifici.
Nel moderno mondo tecnologico, dove TAC, ecografie e risonanze sono facilmente accessibili a tutti, c’è ancora spazio per la classica visita clinica e la vetusta auscultazione del paziente con lo stetoscopio? Non sono solo i medici più anziani a riaffermare con forza l’importante valore della semeiotica nella valutazione dei pazienti ma anche recenti articoli scientifici, tra gli altri uno “state of the art” pubblicato qualche tempo fa sul British Medical Journal dal provocatorio titolo: “Quanto è importante l’esame fisico nella valutazione del sistema cardiovascolare?”. Se al moderno professionista non si chiede più di assaggiare le urine come qualche secolo fa, la visita con l’ausilio dell’osservazione e di un buon stetoscopio resta basilare.
Da quando poi negli anni ’70 l’ecografia cardiaca si è diffusa sempre di più, si è andata un po’ perdendo la valutazione dei soffi cardiaci, del loro suono (acuto, rude, aspro, ecc.) e temporalità rispetto alle fasi del ciclo cardiaco. L’aspetto positivo è che così sono svaniti molti incubi degli studenti di medicina, le cui notti, nelle passate generazioni, erano popolate di suoni da ricordare a memoria e riconoscere il mattino successivo al letto del malato.
Anche la semeiotica dell’apparato respiratorio continua a rivestire un ruolo importantissimo: soffi, sibili, ipofonesi (rumore tipico di quando è presente un versamento pleurico), crepitii (suoni legati a alcune malattie del tessuto polmonare e della pleura), e altri rumori dai nomi spesso astrusi per i non esperti (ronchi, rantoli, soffi bronchiali, ecc.) mantengono ancor oggi la loro immediata valenza, senza sostituire le moderne tecnologie ma continuando a essere alla base di tutti i processi diagnostici.
[La Salute di Milano 217]