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  • 11 Novembre 2016

    La cultura entrata nel DNA

    In giro per la città

    Capita, una mattina passeggiando per Milano, di accorgersi che qualcosa è cambiato. Non è solo lo skyline, e neanche la ripresa raccontata dai giornali o la nuova darsena a farcelo percepire. Come accade nella vita, a volte basta una sensazione a darci il segno di un cambiamento. Per me è stato così.

    Un sabato mattina, approfittando della bella giornata, ho attraversato passeggiando il parco Sempione, e arrivato davanti al castello, ho visto seduto su una panchina un ragazzo di origini asiatiche che suonava le suites per violoncello di Bach, la custodia dello strumento appoggiata vicino, lo sguardo rivolto all’arte che lo circondava. Le suites di Bach per violoncello solo sono partiture molto belle, dense di emozioni e di significato, forse per questo il ricordo è andato a quando Mstislav Rostropovich, uno dei più grandi violoncellisti di tutti tempi, esule dall’Unione Sovietica, le suonò ai piedi del muro di Berlino appena caduto, in un improvvisato concerto che emozionò il mondo e entrò nella storia.
    Continuando a camminare, ho incontrato la mostra del grande fotografo Giovanni Gastel, uomo dalla vita e dall’arte straordinaria, la coda di persone per entrare in Duomo, e quella per le mostre di palazzo Reale. In piazza della Scala tantissimi bambini attendevano di vedere l’opera “Il ratto del serraglio” adattata espressamente per loro, un’iniziativa di grande sensibilità del nostro teatro, che a prezzi davvero accessibili avvicina i piccoli alla musica, un momento di gioco e cultura che non dimenticheranno. 
    Poi sono passato davanti a Brera, dove sembrava quasi di sentire gli echi e i sussurri delle polemiche per la cosiddetta “Giuditta della discordia”.
    Sono infine tornato a casa ripercorrendo il parco, dove purtroppo non ho più rivisto il giovane violoncellista, ma ho incontrato una Milano diversa, trasformata da una sensibilità culturale diffusa, entrata ormai a far parte del DNA stesso della città.

    Sergio Harari