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  • 10 Aprile 2018

    I piccoli gesti che portano sollievo agli ammalati

    Associazione Volontari Ospedalieri

    “Ciao Silvana”, sorrido e mi avvicino al suo letto. Lei mi guarda e io vedo che le sue labbra sorridono, sorridono gli occhi. “Oggi va meglio?”. “Mi sembrava ma io ho tanta voglia di guarire e come mi hai detto devo continuare a lottare, lo sto facendo con tutte le mie forze”. “Brava, continua così, io ti sono vicino per quello che posso, cerca di essere serena”, ci stringiamo le mani (che non si erano mai lasciate), ci diamo un bacio e rimaniamo un attimo in silenzio; le prometto di tornare a trovarla.

    Questo è il racconto di un incontro nel vissuto di Angela, una dei 26.000 volontari dell’Associazione Volontari Ospedalieri (AVO), che da anni dedica una parte del suo tempo a assistere malati ricoverati in ospedale. Angela ci spiega che “questo è il mio ruolo, l’ascolto, la condivisione, la consolazione fatta con un sorriso, una carezza, una stretta di mano. Quando ci si ammala e si entra in ospedale oltre a ottimi medici e efficienti infermieri si sente il bisogno che qualcuno sia lì come una persona amica, semplicemente per esserci”.
    Sono parole che raccontano la storia dell’AVO, nata oltre 40 anni fa, con l’obiettivo di umanizzare la vita ospedaliera, testimoniare la solidarietà della comunità, offrire ai ricoverati sostegno nella solitudine e nelle difficoltà. Oggi l’associazione è attiva in tutto il Paese in oltre 750 strutture di ricovero e residenze per anziani. Chi decide di donare parte del suo tempo all’altro deve sostenere un colloquio di ammissione, seguire un ciclo completo di incontri di formazione, impegnarsi in un tirocinio in ospedale affiancato da un volontario di maggiore esperienza, offrire la propria disponibilità di almeno due o tre ore settimanali, partecipare alle periodiche riunioni di gruppo.
    Tutto questo sforzo garantisce però un livello di sensibilità molto elevato che si integra con le attività del personale medico e infermieristico, supportandolo e integrandolo negli aspetti relazionali più umani.
    “Quando riesco a fare sorridere un paziente, quando vedo che aspetta con piacere il mio arrivo, sento che la mia scelta è stata quella giusta. Non faccio molto ma ricevo e ho ricevuto molto di più”, conclude Angela.

    [Buone Notizie - pag.22]