Difficile trovare un punto di equilibrio tra allarmismo e realtà quando si parla di Ebola. Una malattia ad alta contagiosità, con una crescita di casi infetti che sembra logaritmica e una mortalità da nuova peste. Un pericolo lontano che si fa ogni giorno più vicino. Un virus che per anni è stato dimenticato in un angolo sperduto dell'Africa, dove la morte è già all'ordine del giorno. Poi è arrivata l'esplosione, prevedibile, quasi annunciata, forse sottovalutata: è stata la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità a ammettere i propri ritardi. L'Italia si è mossa bene, con un piano nazionale ben coordinato, tanto da essere presa ad esempio a livello europeo. Lo Spallanzani e la rete dei centri di malattie infettive sono riferimenti competenti che stanno organizzando l'emergenza secondo precisi percorsi. Adesso è però venuto il momento di evitare la caccia all'untore e gli allarmismi di chi è in cerca di scoop o di facili protagonismi. Le responsabilità di come andranno le cose spetta anche a medici, giornalisti, opinion leader, non solo alle istituzioni. Comunicare male, eccedendo in rassicurazioni o viceversa amplificando pericoli inesistenti, rischia solo di avere effetti egativi sull'opinione pubblica. Informare correttamente è sempre giusto, allarmare no. Abbiamo alle spalle esperienze molto diverse che rappresentano un patrimonio di importanti conoscenze, dalla suina alla aviaria, solo per rimanere agli anni più recenti. E' di pochi giorni fa la notizia che l'agenzia americana Bloomberg nella sua classifica annuale posiziona il sistema sanitario italiano al terzo posto mondiale per efficienza, dopo Singapore e Hong Kong (peraltro realtà non proprio confrontabili), e al primo posto europeo, staccando nettamente la Francia che rappresenta da sempre un punto di riferimento mondiale per la sanità: cerchiamo allora di essere all'altezza di questo risultato. Bloomberg è un'agenzia esperta di comunicazione ma ha valutato l'efficienza medica sulla base di alcuni indicatori, cerchiamo di non fare brutte figure proprio in quello che Bloomberg nella sua classifica non valuta ma che oggi nel mondo globalizzato del web conta moltissimo: la circolazione delle informazioni. Il peggio, purtroppo, deve ancora arrivare, forse avverrà lontano dal vecchio Continente, ma prevenire è meglio che curare in medicina come nell'informazione, avere un comportamento equilibrato sin da oggi è importante per potere gestire correttamente qualsiasi scenario potrà riservarci Ebola.
Sergio Harari