28 Ottobre 2019
Antisemitismo, un pericolo sottovalutato
Il pregiudizio antiebraico è duro a morire e resta, ancor oggi in Italia, ben radicato.
Abbiamo peccato di superficialità nel sottovalutare l’odio antisemita, ma è qui, è sempre stato qui.
L’antisemitismo è un virus che nasce nella notte dei tempi e dal quale forse il mondo non guarirà mai. Talvolta è più manifesto, talvolta meno, ma scomparso mai. D’altra parte, Elie Wiesel, premio Nobel per la pace, sopravvissuto ai campi di sterminio si domandava “Se Auschwitz non ha guarito il mondo dall’antisemitismo, cosa potrà mai guarirlo?”. Riemerge con forza nei momenti storici nei quali la democrazia è più debole, come nelle ingiurie profferite via web alla senatrice Segre. Il pregiudizio antiebraico è duro a morire e resta, ancor oggi, ben radicato, a tutti i livelli, non conosce barriere sociali o discriminanti culturali. Si è sdoganata la barbarie razzista abbattendo l’ultimo muro morale. L’antisemitismo è facile da cavalcare, aggrega mondi diversi e purtroppo ha successo. Le istituzioni e anche il mondo dell’informazione hanno tardato a accorgersene. L’Italia ha le sue responsabilità, a cominciare dal non aver ancora nominato il commissario nazionale per l’antisemitismo, in ritardo sulle indicazioni del Parlamento europeo agli stati membri. Così come non ha ancora adottato la nuova definizione di antisemitismo, proposta dalla commissione intergovernativa dell’International Holocaust Remembrance Alliance e fatta sua dal Parlamento europeo nel Giugno 2017.
“L’antisemitismo è una certa percezione degli ebrei che può essere espressa come odio nei loro confronti. Le manifestazioni retoriche e fisiche di antisemitismo sono dirette verso le persone ebree, o non ebree, e/o la loro proprietà, le istituzioni delle comunità ebraiche e i loro luoghi di culto”, questo recita la definizione, nulla di sconvolgente ma qualcuno confonde i piani della politica antiisraeliana e dell’antisemitismo.
Se veramente vogliamo fare qualcosa per combattere questo cancro della democrazia e della società, è questo il momento.